30 ANNI DI UNIONE DEGLI STUDENTI
30 anni di Unione Degli Studenti: oggi come allora Non è utopia
“Essere utopisti significa impegnarsi al continuo atto di denunciare e annunciare.” – Paulo Freire
Quest’anno l’Unione Degli Studenti compie 30 anni. Sicuramente pretendere di riassumere la sua storia in maniera esaustiva, all’interno di un singolo editoriale, non è un’impresa facile da raggiungere. L’obiettivo di questo testo è piuttosto quello di restituire non solo i momenti più significativi della nostra storia, ma soprattutto i motivi che li hanno generati e il rilascio che ci hanno consegnato.
30 anni per un sindacato studentesco rappresentano un periodo più ampio di quanto possano rappresentare per un’altra organizzazione politica. Una realtà fatta da studenti per studenti affronta un ricambio generazionale e una disponibilità di risorse molto più complesse che di altre, specialmente quando questa cerca di affrontare tali sfide tenendosi fedeli ai principi dell’indipendenza e della convergenza. Sicuramente sarebbe più semplice individuare un’area politica di riferimento, capace di fungere da supporto in termini di risorse, relazioni ed elaborazione politica. Ma, nel momento in cui manca un’area di questo tipo, la soluzione non può essere né isolarsi né adattarsi, ma piuttosto divenire un soggetto indipendente, capace di sfidare il presente che lo circonda interagendovi e mutandolo. Questo è quello che l’Unione Degli Studenti fa da ormai oltre 30 anni, e ripercorrere le tappe più importanti del nostro cammino è lo strumento più utile ed efficace per realizzarlo a pieno.
Il 12 Marzo 1994 a Roma si svolgeva l’assemblea fondativa dell’Unione Degli Studenti. Il progetto politico del sindacato studentesco trovava al suo interno realtà come “ A Sinistra”, anima dissidente dell’allora FGCI, separatasi durante gli anni del passaggio dal Partito Comunista Italiano al Partito Democratico Della Sinistra. Nel sindacato convergevano anche associazioni territoriali, come le organizzazioni studentesche siciliane sorte dopo la strage di Capaci, gli “Studenti napoletani contro la camorra” o i sindacati studenteschi dell’Emilia-Romagna. Sicuramente, come si può comprendere dalla partecipazione iniziale di cui si dotava la nostra organizzazione, la prospettiva sindacale costituiva una risposta significativa alla crisi del sistema partitico in atto durante il declino della prima Repubblica e il primo governo Berlusconi.
Le prime mobilitazioni da parte del sindacato studentesco non si fanno attendere: il 22 Ottobre del 1994 lɜ studenti scendono in piazza a Napoli in opposizione alla riforma dell’Istruzione voluta dal Ministro D’Onofrio, durante il primo Governo Berlusconi e al fianco dellɜ lavoratorɜ che portavano avanti la battaglia nei confronti delle pensioni, con la consapevolezza del filo rosso che ha legato e che lega le battaglie nel mondo della formazioni e le battaglie nei luoghi del lavoro nella costruzione di un modello alternativo dell’intera società.
Negli anni che seguirono, numerose furono le mobilitazioni portate avanti e le proposte politiche elaborate, che permisero quattro anni dopo, nel 1998, di conseguire una vittoria storica per lɜ studenti del nostro Paese: l’approvazione dello Statuto delle studentesse e degli studenti. Ad oggi questo testo rappresenta ancora uno dei pochi strumenti a nostra disposizione per tutelare i diritti dellɜ studenti, in primis in termini di tutela della partecipazione studentesca.
La fase che si andava delineando lasciava intravedere il momento di uno scontro cruciale fra le forze sociale dissidenti e i governi delle più grandi forze mondiali. Erano gli anni del compimento finale della globalizzazione, di quel processo che andava concentrando sempre di più le risorse materiali nelle mani di pochi, a discapito dei Paesi “in via di sviluppo” e quindi del Sud del mondo. La risposta però non si fece mancare: in occasione del G8 di Genova del 2001, numerose organizzazioni sindacali, associazioni culturali, ambientaliste e generalmente attive nella sfera sociale, centri sociali e tante reti di realtà di tutto il mondo confluirono in diversi giorni di mobilitazioni partecipate e di massa. La risposta che arrivò fu quella della violenza e della repressione, del tentativo di categorizzazione di quei soggetti dissidenti che però rappresentavano la voce di una grande parte della società civile. Ad oggi come allora, il sistema capitalistico continua a possedere numerosi strumenti cognitivi e di adattamento, senza ancora però riuscire a mascherare completamente, soprattutto grazie alle forze sociali, le sue più grandi contraddizioni che continuano ad aumentare le disuguaglianze sociali ed economiche.
L’anno successivo, nel 2002, quando il Governo Berlusconi precedentemente rieletto nel 2001 decise di attaccare l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, attraverso la mobilitazione condivisa di studenti e lavoratorɜ riuscimmo a bloccare tale provvedimento, difendendo un diritto fondamentale nella piena consapevolezza del legame che esiste tra le mobilitazioni nei luoghi della formazione e nel mondo del lavoro che ci aveva animato nel nostro primo anno di nascita. Negli stessi anni seguirono le mobilitazioni contro la riforma Moratti, che andava a ridefinire i cicli scolastici e introdurre forme di alternanza scuola-lavoro. Nello stesso 2002, sulla scia delle mobilitazioni condivise sui campi della scuola e del lavoro, l’Unione Degli Studenti, l’Unione degli Universitari e la CGIL stipularono un patto di lavoro condiviso dalle tre realtà sindacali.
Quattro anni dopo però si aprì una fase di spaccatura per il sindacato studentesco, in seguito allo scioglimento del patto di lavoro con la CGIL. L’anno seguente, nel 2007, una minoranza dell’UDS andò a formare la Rete degli Studenti, che confluendo con ISIM (Idee studentesche in movimento) e Studenti di sinistra, creò la Rete degli studenti medi, stipulando a sua volta un nuovo patto d’intesa con il sindacato confederale della CGIL.
Gli anni che seguirono segnarono nuovi venti di mobilitazioni, soprattutto in occasione della riforma Gelmini proposta dal nuovo governo Berlusconi. Un disegno di legge mirato a tagliare i finanziamenti all’istruzione pubblica e quindi il numero di docenti, rafforzare il rapporto scuola-lavoro, aumentare il peso della condotta e aprire ai finanziamenti di enti privati, soprattutto all’interno delle Università, con l’obiettivo di una graduale privatizzazione del sistema d’istruzione già avviata in precedenza. L’Unione Degli Studenti fu già allora subito in prima linea e partecipò al movimento studentesco “Onda anomala”, che riuscì a generare continui cicli di occupazione e riempire le piazze del Paese, dando vita ad uno stato di agitazione permanente da parte del movimento studentesco.
Proprio in seguito alle mobilitazioni studentesche, nel 2012, nacque la Rete della Conoscenza, che aveva come soggetti fondatori l’Unione Degli Studenti e Link coordinamento universitario. Questo momento rappresenta un ampliamento dell’orizzonte politico di cui si dota la nostra organizzazione, estendendo il campo di lotta non solo in una sfera studentista, ma piuttosto generazionale, che riuscisse ad individuare il diritto ad un futuro libero da precarietà e alienazione come la linea generale verso cui proseguire.
Nello stesso anno prendeva piede l’iter per l’approvazione del DDL Aprea, che intendeva incentivare il processo di privatizzazione dell’istruzione lasciando entrare i soggetti privati anche nei luoghi democratici e decisionali della scuola. Questa volta però la reazione di migliaia di studenti in tutto il Paese riuscì a bloccare il provvedimento e portare una forte reazione ai mutamenti subiti in seguito alla riforma Gelmini. Ma le sfide per il movimento studentesco non cessarono: negli anni 2014\2015 veniva attuata per mano del governo Renzi la riforma della Buona Scuola, con l’intento di ampliare il potere dei presidi, aumentare l’autonomia scolastica e soprattutto avvicinare la scuola al mondo del lavoro tramite l’introduzione sistematica e obbligatoria di ore di alternanza scuola-lavoro. Anche in questo caso seguirono numerose manifestazioni in tutta Italia culminate con lo sciopero generale del 5 Maggio e la manifestazione a Roma, senza riuscire però a trovare sufficienti canali di intermediazione con un governo non intenzionato ad ascoltare le necessità dellɜ studenti.
Alcuni anni dopo le mobilitazioni di giovani di tutto il mondo tornarono a riunirsi sotto il nome del movimento Fridays For Future. Il riscaldamento globale e le numerose manifestazioni della crisi climatica allarmarono le coscienze di milioni di persone in tutto il mondo, dando vita il 15 Marzo 2019 al primo sciopero globale per il clima avvenuto contemporaneamente in oltre 125 Paesi. Seguirono ulteriori scioperi che culminarono il 27 Settembre 2019 in una delle più grandi mobilitazioni avvenute nel nostro Paese, tramite la partecipazione di oltre 1 milione di persone sparse in tantissime città.
Gli ultimi anni hanno segnato un momento di profonda rielaborazione politica da parte della nostra organizzazione, soprattutto in seguito allo scoppio della pandemia da COVID-19 e le nuove necessità emerse da un periodo così buio. Tramite la campagna “Cantiere scuola”, il sindacato studentesco affermava la necessità di ricostruire un nuovo modello di scuola pubblica partendo dalle macerie di ciò che era rimasto, dopo anni di politiche volte al definanziamento e all’aziendalizzazione. La campagna ha trovato un proprio compimento tramite la convocazione degli “Stati generali della scuola pubblica” il 18-19 e 20 Febbraio del 2022, con la pubblicazione del manifesto “Ora decidiamo noi”, costruito tramite i tavoli di discussione che hanno animato le tre giornate. L’assemblea nazionale, inoltre, si svolgeva nelle stesse settimane che seguirono i cicli di occupazione e le mobilitazioni contro i P.C.T.O. (la nuova alternanza scuola-lavoro voluta dal ministro Bussetti), in seguito alle morti in alternanza di Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci.
Gli anni dopo la fine della pandemia portano ancora ad oggi la necessità di ampliare una riflessione maggiore non solo su temi come il benessere psicologico e la socialità, ma anche sugli schemi di partecipazione e rappresentanza propri della nostra società e delle nostre scuole. Individuare un calo della partecipazione attiva delle persone, non solo nei processi mobilitativi quanto piuttosto in quelli elettorali, significa interrogarsi su quali sono le radici di questo problema e le soluzioni che si possono mettere in campo per risolverlo. E’ questo il ragionamento che ha portato l’Unione Degli Studenti ha convocare lo scorso anno la prima assemblea nazionale sulla rappresentanza e la partecipazione studentesca, costruendo così una proposta di riforma condivisa da numerose realtà sociali e che ancora oggi sta venendo sottoscritta da migliaia di studenti.
Gli anni che hanno seguito il COVID-19 sono stati anche anni in cui sono tornate numerose mobilitazioni studentesche nazionali, culminate con la convocazione da parte dell’Unione Degli Studenti di uno sciopero nazionale studentesco il 17 Novembre 2023. Numerose sono state le realtà sindacali e associazionistiche che hanno supportato la data, in quanto nello stesso giorno è confluita la convocazione dello sciopero generale da parte dei sindacati confederali CGIL e UIL, oltre che dai sindacati di base USB e COBAS. Questa data di mobilitazione è riuscita a rimettere al centro le istanze studentesche e ad affermare la necessità imminente in un sistema scolastico ormai troppo colluso con gli interessi dei privati e delle grandi aziende. Il 16-17-18 Febbraio di questo anno, in un’ulteriore assemblea nazionale a Roma, un modello alternativo di scuola prendeva piede, a dimostrazione che un sistema formativo incentrato sull’emancipazione delle persone e non sul loro inserimento nella catena lavorativa non è utopia, ma qualcosa di possibile e indispensabile.
E’ chiaro come nessuno storico possa restituire fino in fondo il ruolo fondamentale che la nostra organizzazione ha avuto nel paese negli ultimi trent’anni di storia e che nella fase attuale riveste di un’importanza ancora più profonda.
In un momento come questo, di grave crisi dei soggetti intermedi e dei corpi sociali, di forte messa in discussione della possibilità di costruire processualità politiche e proposte condivise, partecipate e immaginate dal basso, militare nell’Unione Degli Studenti significa guadagnarsi ogni giorno di più uno spazio di possibilità di costruzione di un modello di società alternativa a quello che ci vogliono far credere sia l’unico concepibile.
Sì, non si è dell’Unione Degli Studenti: si pratica il sindacato studentesco. Lo si realizza a partire dalle interlocuzioni quotidiane, dal creare comunità, dalla sensibilità che ciascunə militante ha nel cogliere e fare proprie le necessità di ogni studente che incontra nella sua esperienza quotidiana, dentro e fuori dalle scuole.
Si mette in pratica il sindacato studentesco politicizzando i bisogni dellɜ studenti, ossia restituendo alle contraddizioni che ciascunə vive sulla propria pelle e alle esigenze individuali, una dimensione di risposta collettiva.
Costruiamo quindi ogni giorno di più una forma di lotta che organizza la rabbia e difende strenuamente la possibilità e l’attuabilità di un modello di scuola, città, paese e società altri rispetto a quelli che ci impongono.
Fare l’Unione Degli Studenti oggi significa ribadire che non ci avranno mai come vogliono loro.
Dopo 30 anni continuiamo ad essere l’organizzazione studentesca maggiormente rappresentativa di questo paese, nonché l’unico sindacato studentesco indipendente non solo economicamente ma anche politicamente, da logiche mozionistiche o di partito, che ha come unica priorità le esigenze materiali di ogni studente.
Continuiamo ad essere l’organizzazione che ha la capacità di mettere in connessione esperienze eterogenee e differenti, su tutta la scala nazionale, costruendo, attraverso lo strumento della sintesi, proposte politiche che non sono compromessi o sommatorie, ma avanzamenti collettivi che non fanno che arricchire le esperienze reciproche e fare della nostra organizzazione un soggetto nazionale costantemente avanzato e attuale.
Dopo 30 anni la nostra freccia è ancora libera di agitarsi nelle piazze del paese, dove lɜ studenti in lotta, affamatɜ di riscatto, ne sono il suo vento più forte.
La fase che come organizzazione studentesca, come studenti e come giovani stiamo vivendo sulla nostra pelle, presenta non poche difficoltà e sfide, ma non ci ha mai visto e non ci vedrà mai fare alcun passo indietro rispetto ai diritti inviolabili che ci spettano in quanto soggetti in formazione.
Nonostante i numerosissimi attacchi che la politica sta infliggendo al futuro di questo paese, non faremo un passo indietro nel ribadire la necessità di fare della cultura e della formazione strumenti di emancipazione collettiva.
Ci ripetono che le scuole sono impossibilitate ad accogliere tuttɜ, che hanno il solo scopo di produrre una una massa lavoratrice, limitata a sapere “come fare” senza poter determinare il “cosa” e il “perché”, senza strumenti e spazi di autodeterminazione né rappresentatività.
Ci dicono che i diritti dellɜ studenti sono elementi accessori che ci vengono concessi o conquiste che è necessario meritarsi.
Ma noi non vogliamo meritarci nulla: pretendiamo la garanzia dei nostri diritti, non gare a premi.
Da trent’anni, e oggi più che mai, l’Unione Degli Studenti porta avanti l’idea di una scuola che sia comunità e luogo di emancipazione, crescita e formazione collettive, che non lasci indietro nessunə, esule da ogni logica di competizione, discriminazione ed emarginazione. Scuole libere dalle dinamiche di distinzione netta tra vincitorɜ e perdenti, privilegiatɜ e poverɜ, meritevoli e non, che sappiano veramente essere strumento di sviluppo di ogni individuo e del suo pensiero critico. Non vogliamo andare a scuola per imparare ad essere lavoratorɜ precariɜ ma cittadinɜ, in grado di sviluppare un pensiero critico rispetto alla società in cui viviamo.
Vogliamo immaginare, sperimentare e mettere in pratica una scuola che riesca a proporre una vera alternativa al mondo attuale, portando avanti una rivoluzione che parta dalla conoscenza e dai saperi. La conoscenza deve porsi come mezzo di costruzione di un contesto critico e quindi di lotta sociale e intersezionale, contro il sistema che oggi domina il nostro mondo.
L’Unione Degli Studenti da trent’anni ribadisce che in una società basata su rapporti di potere, produzione e sfruttamento la scuola deve essere il luogo da cui partire per ripensare il domani dalle fondamenta, ribaltando i rapporti di forza attraverso una contesa ideologica che permetta allɜ studenti di mettere in atto una didattica problematizzante nei confronti della società e del mondo e che veda i suoi protagonisti impegnati nell’interrogarsi su ciò che lɜ aspetta e ciò che spetta loro.
Da trent’anni lottiamo per la difesa del diritto allo studio, nel senso più ampio e complessivo che si possa intendere, ossia non solo rendendo ogni forma di istruzione realmente gratuita, costruendo una scuola libera dal ricatto delle imprese, immaginando un modello di didattica e valutazione alternativo e orizzontale, rendendo le scuole sicure e dotate di spazi adeguati, assicurando la rappresentanza e la partecipazione dal basso alla vita scolastica per ogni studente.
Lottare per il diritto allo studio significa questo e molto altro: indica semplicemente la possibilità di formarsi e crescere in maniera libera, per poter scegliere sul proprio presente e sul proprio futuro.
Tutto questo lo abbiamo fatto e lo continueremo a fare ripartendo innanzitutto dalla partecipazione dal basso, costruendo sempre proposta e progettualità politica nuova dalle assemblee alle piazze, dalle occupazioni ai tavoli istituzionali, combattendo la crisi della democrazia e della rappresentanza studentesca nel nostro paese, dando una risposta alla depoliticizzazione della nostra generazione e della nostra società, al sentimento dilagante dell’antipolitica e alla sensazione di non poter cambiare la realtà attorno a sé.
Tante caratteristiche del nostro tempo e della fase che stiamo attraversando impongono un’erosione degli spazi di partecipazione, condivisione e di politica collettiva, all’interno di un fenomeno di progressiva atomizzazione della società tutta.
Per questo crediamo che come sindacato studentesco abbiamo la responsabilità di invertire la crisi della politica di massa anche e innanzitutto essendo noi il soggetto che rompe gli schemi di individualizzazione e che ricostruisce contatto tra le persone e scambio continuo.
Ad oggi si rende più fondamentale che mai ricostruire gli spazi fisici in cui praticare la politica, ripristinare le prassi che prevedono scambio e contatto interpersonale, al fine di riprenderci gli spazi di comunità che ci vogliono progressivamente togliere.
Per questo – anche se adottiamo nuove prassi, a partire dalla comunicazione digitale – rafforziamo e rinnoviamo gli strumenti che concorrono all’obiettivo di compattare il soggetto studentesco, dalle petizioni che ci consentono di parlare a tu per tu con lɜ studenti alle assemblee nazionali, dai lavori che partono dalle singole classi e istituti, fino alla contaminazione dei nostri territori.
In questo senso riveste un ruolo fondamentale la pratica della convergenza, che la nostra organizzazione pratica da ben prima dell’esperienza del Collettivo di Fabbrica GKN, ma che in questi ultimi anni abbiamo saputo ridefinire e intensificare. Abbiamo come obiettivo il rompere gli schemi dell’atomizzazione anche perseguendo e praticando l’intersezionalità delle lotte, che non sono da intendere come semplici sommatorie superficiali dei percorsi delle singole organizzazioni o esperienze di mobilitazione, ma come processi di reciproca solidarietà, contaminazione e unione delle esigenze e delle rabbie, all’insegna di un obiettivo trasversale di abbattimento e ribaltamento del sistema capitalista e patriarcale in cui non vogliamo più vivere.
Dopo trent’anni ci chiedono perché lo fate? Perchè ancora un sindacato studentesco? Rispondiamo che siamo i sogni che abbiamo.
Certi giorni sembra tutto da rifare, la realtà appare senza un senso ed è difficile trovare la forza per reagire.
Ma noi ci ostiniamo, camminiamo senza mai smettere di interrogarci, immaginando risposte nuove alla fase che muta costantemente; non ci arrendiamo perché non possiamo: abbiamo scelto la strada più dura e reagiamo ad ogni singola sconfitta, continuiamo a crederci, restiamo ancorati alla consapevolezza che non è utopia, lottiamo seguendo la freccia che ci indica la direzione ostinata e contraria da perseguire.