Dall’insediamento del Governo Meloni abbiamo visto un costante e crescente utilizzo degli strumenti di repressione per la gestione del dissenso e dell’opposizione sociale. Dal primissimo giorno con le manganellate in Sapienza si sono susseguiti una serie di momenti di utilizzo indiscriminato della violenza poliziesca. Non solo si sta impostando una normativa sempre più repressiva con i decreti rave, Caivano, contro l’attivismo climatico e tanti altri.
Con l’esplodere della questione palestinese questo clima di repressione si è intensificato in maniera esponenziale. Dapprima mediaticamente dove venivano invisibilizzate e derubricate come antisemitismo qualsiasi espressione di critica al governo israeliano. Ancora adesso è bandita di fatto dai media mainstream la denuncia del genocidio che è in corso in Palestina da parte dell’entità sionista.
Tutte le manifestazioni che si sono avute sono state caratterizzate da un oscuramento mediatico oltre che con un livello di scontro altissimo con schedature, diversi momenti di violenza poliziesca.
Anche nei luoghi della formazione si è dispiegato un livello di repressione mai visto prima con delle vergognose dichiarazione di Valditara in cui paragonava la comunità studentesca che protestava contro il genocidio ad atti di antisemitismo minacciando provvedimenti disciplinari o la schedatura fatta contro chi protestava contro gli accordi accademici all’università per stranieri di Siena.
In ultimo, pochi giorni fa, il corteo studentesco che è sceso in piazza a Pisa per esprimere solidarietà verso la causa palestinese è stato represso con manganellate e percosse agite dalle forze dell’ordine volte a disperdere il corteo. Evento che si è sommato agli episodi di violenza nei confronti di chi ha manifestato, come abbiamo già denunciato, durante le violenze ricevute nei presidi sotto le sedi RAI.
Il dito va puntato non solo verso chi compie l’atto, ma verso le istituzioni che incentivano e lasciano applicare violenza e repressione verso chi manifesta. Il governo Meloni ed il silenzio dell3 Ministr3 complici Bernini e Valditara, continua ad inasprire le sanzioni per l3 oppositor3 alle politiche dell’esecutivo, comprimendo fortemente la libertà di espressione, sempre meno tutelata nel nostro Paese.
Troviamo ad oggi imprescindibile la presa di posizione delle parti sociali e delle componenti dei luoghi della formazione tutti nel contestare il fenomeno della repressione mediatica e fisica che sta dilagando da troppo tempo nel nostro paese.
Ogni scuola, università e città non possono replicare passivamente la narrazione occidentale e sionista dilagante in questo momento nella narrazione dei conflitti, ma devono essere presidi di costruzione di controcultura, nell’ottica di un completo ripensamento del sistema attuale, colonialista e responsabile degli ormai troppi conflitti e genocidi che stanno prendendo piede su scala globale.
I numerosissimi casi di repressione, censura e sanzionamenti che hanno avuto luogo in scuole e università negli ultimi mesi e che hanno visto coinvolto in prima persona il Ministro Valditara sono da condannare radicalmente da parte di tutta la comunità della conoscenza e tutto il sociale.
Come studenti e giovani rispondiamo compatt3 che in tutto il paese non cesseremo di mobilitarci e agitarci per richiedere una presa di posizione reale di questo governo per la fine del genocidio in Palestina e per eliminare ogni forma di censura nei confronti di chi lotta per la liberazione del popolo palestinese dal parte del governo sionista di Israele.
Richiediamo un’immediata presa di posizione dell3 Ministr3 Valditara e Bernini di condanna contro la violenza gravissima subita dall3 studenti a Pisa e la messa a fine di ogni forma di repressione contro chi scende in piazza per difendere i propri diritti e rivendicare una società differente.
Sono improrogabili, poi, serie azioni da parte della politica tutta di contrasto ai troppi casi di abuso di potere da parte delle forze dell’ordine e di contrasto al fenomeno per cui le tenute antisommossa rendono impossibile identificare chi utilizza violenza, con la conseguenza di lasciare impuniti gli agenti che abusano della propria posizione. Rivendichiamo in primis l’introduzione dei codici identificativi alfanumerici sui caschi e sulle divise degli agenti impegnati in attività di ordine pubblico, come avviene in quasi tutti i paesi europei, così da poter identificare chi agisce con violazioni o abusi di potere in situazioni di ordine pubblico.
Per queste motivazioni scenderemo dunque in piazza i prossimi giorni, davanti al Ministero dell’Istruzione ed in tutto il paese e non smetteremo di mobilitarci come studenti e giovani, contro ogni forma di repressione nei confronti di chi lotta contro ogni violenza e per scuole, università e luoghi di cultura in grado di cambiare questo sistema.